';
blank

L’ex ospedale psichiatrico di  Granzette in provincia di Rovigo apre ufficialmente il 20 Marzo del 1930 e fino al 1980 assolve la funzione di “ricovero e cura” per i malati psichici della provincia di Rovigo, accogliendo migliaia di pazienti.

Le pratiche, come in tutte queste strutture dell’epoca, erano violente e coercitive come l’insulinoterapia e l’elettrochoc.

Con la legge Basaglia del 1978 la situazione cambia in modo importante per i pazienti.

Franco Basaglia in un’intervista di Maurizio Costanzo dice:

« Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c’è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione. »

(Franco Basaglia) Wikipedia

il primo progetto per la costruzione dell’ospedale fu abbozzata dal dott. Pietro Oliva nel 1897, ma a causa dell’eccessivo costo, il progetto non fu approvato. L’anno seguente il sindaco Alessandro Campo propose un progetto più economico ma quest’ultimo non venne approvato dalla nuova istituzione Vanzetti.

Il 26 febbraio 1904, il consigliere Enrico Berti, nella seduta del consiglio provinciale, affermò che era necessaria la costruzione del manicomio a causa dell’incremento di alienati nell’ospedale civile di Rovigo. La costruzione della struttura venne discussa il 25 Maggio 1906 e un anno dopo, iniziarono i lavori.

La struttura si sviluppa su una superficie totale di 215.737 mq con una forma a conchiglia, i padiglioni disposti nel perimetro a delimitare il parco centrale. Nel centro si erge sulla torretta della lavanderia la statua della Madonnina, vero e proprio simbolo del manicomio.

Per ulteriori informazioni, curiosità e segreti su questa struttura vi rimando al blog redazionebiancoenero di Roberto Costa, una persona speciale che sta dedicando anima e corpo alla memoria di questa struttura.

Per quanto mi riguarda lo ammetto, sono partito con l’idea di fare lo scatto da like, di svelare segreti o scoprire la solita storiella dark. A volte il nostro bracconaggio ci fa perdere di vista l’essenza, il vero valore delle cose.

Nel primo pomeriggio arriviamo davanti ai cancelli incatenati  della struttura, l’aria è fredda e le nuvole lasciano spazio a un tiepido sole che rende piacevole la scoperta. Bisogna trovare un varco di accesso, con google maps proviamo a diventare esploratori.

Non so se sia fortuna o il caso, ci imbattiamo nel leggendario guardia-NO dell’ex ospedale, una persona eccentrica, bizzarra ma al tempo stesso incredibilmente piacevole.

Una parte di questa storia non la posso raccontare, perché ogni storia che si rispetti deve avere il suo segreto, e questo è il nostro.

Tutta la struttura è dismessa da anni, i padiglioni presentano le ferite di teppisti, vandali e ladri che nel tempo hanno cercato tesori, cimeli da portar via o il semplice gusto di rovinare. Piante e alberi fanno da cornice, ci si fa largo tra i rami e il rumore delle foglie si mescola ai rumori dei tanti animali che popolano questa meravigliosa area.

I rumori metropolitani si sentono ovattati, è un’atmosfera surreale ma serena, piacevole.

Incontriamo Roberto Costa, una persona unica dalle grandi capacità narrative e con una conoscenza del luogo che va oltre allo spirito giornalistico. Le sue parole ci permettono di vivere la nostra avventura da un’altra prospettiva, la paura lascia spazio alla consapevolezza di essere in un luogo teatro un tempo di orrori e sofferenza. Un luogo che forse sta ritrovando o che vuole ritrovare la sua quiete, che ha bisogno di ritornare a vivere.

L’area è vasta ed un peccato che venga lasciata morire così, è un ulteriore sfregio al dolore che questo luogo ha vissuto.

Da Primavera ad Autunno vengono organizzate delle visite guidate dove è possibile accedere al parco ma soprattutto viverlo nel modo migliore: spero che queste attività diventino sempre più frequenti così da costringere le autorità a riqualificare l’area perché visto i tanti  turisti / esploratori / curiosi provenienti da tutto il mondo, oltre che essere una forma di rispetto potrebbe diventare anche una forma di business che aiuterebbe il territorio.

Recommend
  • Facebook
  • LinkedIN
  • Pinterest
Share
Leave a reply