Reportage Vajont
Domenica mattina tutti pronti, si parte per andare a vedere la diga del Vajont!! Carichi di aspettative dopo aver trascorso il sabato sera a vedere il film per essere documentati… per sapere… per conoscere.
Finalmente arriva il cartello “Diga del Vajont” dalla strada la si riesce a scorgere, un piccolo triangolino tra due maestosi monti.. eccola la diga!! Qualche scatto e su per andarla a vedere da vicino, toccarla.
Acquistiamo i biglietti per la visita guidata e via con la camminata sopra la diga. Troviamo una guida a dir poco coinvolgente, inizia a spiegare tutta la storia della diga, dal progetto alle fasi del montaggio. Ci si rende conto di avere di fronte un’opera architettonica eccelsa: la “vela di cemento” viene chiamata per le sue caratteristiche costruttive a doppio arco, uno orizzontale e uno verticale, alta 260 mt. Sono stati impiegati 360000 mt. Cubi di calcestruzzo non armato, uno sbalzo di 12 metri nel vuoto tra la parte superiore e quella inferiore… spettacolare.
La guida continua con il suo racconto spiegando tutte le fasi che hanno portato alla strage, i numeri, le date… ma sei troppo preso dalla diga, dalla vista mozzafiato che hai davanti.
Finché si arriva a Casso un paese quasi abbandonato, con poche anime, malgrado la giornata soleggiata si respira un clima surreale. Scatta a destra, scatta a sinistra appoggia il cavalletto e a quel punto ti ricordi ciò che qualche istante prima la guida ti aveva detto… “se andate a Casso e guardate dalla strada verso il monte Toc è possibile vedere la “M” della frana”. E ti rendi conto che quella “M” è immensa, è devastante, anche perché in basso a destra si vede quella piccola parentesi di cemento che è la diga, un niente in confronto ai 260 milioni di metri cubi di roccia caduti a una velocità di 90 km/h in 25 secondi.
Allora mi sono reso conto di cosa stavo vedendo, a destra l’ingegno, l’arte dell’uomo… a sinistra l’immensa stupidità, irresponsabilità, incapacità di coesiste con l’universo…. sempre dell’uomo.
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